Recensioni

Ogni quadro di Renzo Turino riproduce una fotografia, scattata da lui stesso. Ci si potrebbe chiedere a cosa serva realizzare un’immagine che esiste già su pellicola, ma è proprio il passaggio da un supporto all’altro che rivela il cuore della sua arte: l’attimo catturato dalla fotografia, congelato, immutabile, sulla tela si anima. Gli sguardi, gli oggetti, le rughe su un volto: tutto è illuminato da una luce che, a differenza di quella che colpisce l’obiettivo di una macchina fotografica una volta per sempre, non resta uguale a se stessa, immutabile, ma cangia, seguendo lo sguardo dell’osservatore. Una foto la si può solo guardare, ma, sui ritratti di Turino, le regole si invertono: è lo spettatore a diventare oggetto della curiosa attenzione (o del silenzioso, disperato appello) degli occhi che si sporgono fuori dalla tela. Il dettaglio non è lì per ricordarci quanto sia accurata la mano del pittore (cosa che, in ogni caso, ci lascia ammirati) ma per permetterci di esplorare la tela in libertà, alla ricerca di quel che la pennellata codifica sotto le specie della sfumatura, del colore, della pennellata. Sollevato il velo, spogliata la pittura di ogni particolarismo, si raggiunge l’essenziale: l’intensità sfuggente di un pensiero, un gesto, un dolore o una gioia; emozioni che, condensate sotto la tela, turbinano e turbano, non appena si smuove un po’ la superficie che ci separa da quella gente in tempesta e quei volti – così familiari – dai quali siamo scrutati con impaziente cortesia, come stessero aspettando la risposta a una domanda che da tempo abbiamo dimenticato.

Enrico Billi, 2008

Incontro con un artista

Renzo Turino, pittore. Potrebbe essere la didascalia di una mostra di pittura. Ma, forse, dire pittore non è precisamente esatto. Perché bisognerebbe dire Renzo Turino: un artista ovvero, un uomo che si serve della pittura, così come altri si servono della musica, della voce, dell’architettura, per dare forma ad espressioni interiori che, appunto, anche con la pittura, emergono dal profondo dell’intimo in un rincorrersi continuo. Per dare corpo con il colore, la prospettiva, la profondità a figure e a situazioni fotografate dalla realtà. Dire fotografate, penso sia esatto, in quanto la pittura di Renzo è fotografica, anche se...... Anche se sarebbe riduttivo se ci si fermasse al solo aspetto visivo che ovviamente cattura subito l’attenzione di chi osserva i suoi quadri. Ed è così che nella mostra allestita in questo fine inverno od inizio primavera 2008 a Rivarolo Canadese, si può cogliere e scoprire, come già il titolo anticipa: “Ritratti.Gente in tempesta ed Altri”, l’artista Renzo. La mostra si articola in due sale contigue o meglio comunicanti tramite una terza sala. Nella prima sala è esposta la parte definita “Altri” ovvero in una simbologia interpretativa, in Altri si può cogliere la parte esteriore, l’elemento subito visibile come in Renzo così in ciascuno di noi: il corpo. In questi “Altri s’incontra Renzo Turino con la sua tecnica pittorica nella proposizione di situazioni (gatto con la sua Ilaria), o forme (muso di uno splendido cavallo) od altre forme ancora che contribuiscono, appunto, a presentarci il Renzo pittore: tecnica, colori, forme. Dopo questa prima parte introduttiva e simbolicamente quasi purificatrice, si può accedere alla seconda sala dove sono esposte le opere definite “Gente in tempesta”. E qui si entra non solo nella seconda sala espositiva ma si entra, di fatto, nell’animo dell’artista. Si entra in quell’intimo, di cui si è detto più sopra, che vivifica i personaggi e le situazioni raffigurate; per cui “Gente in tempesta “ rappresenta, nelle tele esposte, innanzi tutto, il nocciolo dell’animo dell’artista Renzo, perché è lì ch’egli trova lo spunto che lo conduce attraverso l’analisi, alla presa di coscienza di una realtà dura, di una realtà sofferente, di una realtà che nella sua durezza, non risparmia ne vecchi ne giovani, ne donne, ne uomini. Una realtà di sofferenza creata e voluta da chi il potere crede di averlo e senz’altro lo usa per portare dolore e non felicità, divisione e non unità, odio e non amore. Ed allora le rughe dei volti afgani parlano, dalla loro bellissima realizzazione pittorica, di dolore, di sofferenza, appunto, senza conoscerne il perché. Ma è l’animo dell’artista Renzo che si pone la domanda: perché? Perché non si può vivere in armonia, in serenità con una autentica e duratura felicità dovuta al fatto di sapersi attori, protagonisti unici, e non comprimari, di un progetto che una Entità, al di sopra di tutti noi, ha predisposto e che per la sua realizzazione ha bisogno dell’operare in pace di ogni uomo sua immagine e somiglianza; Così, Renzo, in alcune tele raffigura il suo, il nostro sgomento, di fronte ad un potere che si contrappone con violenza e prevaricazione alla realizzazione del Progetto. Poi dall’animo di Renzo emerge, pian piano, la Speranza che si trova raffigurata in volti di fanciulle intente a scrivere, sino al bimbo che a braccia allargate a crocifisso ed inerme, si erge di fronte a degli strumenti di distruzione e di morte quali sono i carri armati. Questo, in sintesi, è l’incontro con Renzo Turino: un artista. Al quale si deve chiedere di continuare il cammino intrapreso, partendo dal suo animo sensibile e disponibile, invitandolo a portare alla luce, con la sensibilità che gli è propria ed a raffigurare su tela quegli stati d’animo che in sintonia od in contrapposizione, ci parlano comunque del Progetto o meglio ancora del senso che dovrebbe avere l’Umanità in esso.

Pier Ulliers, 16 Marzo 2008

Ritratti. Gente in tempesta e Altri. Rivarolo, 15.03.2008

I dipinti di Renzo Turino fanno notare tratti particolarmente nuovi e altre caratteristiche da come siamo abituati in questo momento dall’arte contemporanea. Il linguaggio delle forme è volutamente realista e anche se in un primo tempo ci appaiono silenziose, sono piene di racconti. Si ottiene quest’impressione osservando la prima parte della mostra, dove sono esposti una parte dei lavori precedenti: gli “Altri” ritratti, gente non in tempesta, ma ben radicata in una dura vita contadina che scorre al ritmo delle stagioni e dà stabilità e forza d’animo; in ritratti di familiari dai quali spruzzano scintille di tenerezza. L’arte dei dipinti di “Gente in tempesta” sta nell’atto di mediazione tra le sofferenze delle vittime innocenti delle attuali guerre e lo spirito e l’anima dell’osservatore. Ogni opera si può considerare come autonoma, ma è, nello stesso tempo, legata a tutte le altre da un lungo e veemente processo di creazione. L’osservatore viene coinvolto in questo processo e può sentire tutta la gamma delle emozioni, che va dallo sgomento all’ira, dalla paura all’abitudine alla guerra, alla quotidianità degli orrori e finalmente alla speranza. L’arte di Renzo Turino colpisce per la concentrazione e la compassione che l’artista prova per i sui soggetti ed è sostenuta da un profondo spirito d’amicizia e di fratellanza che sfiora la spiritualità. L’artista ha un concetto che non soffre di cerebralità e si esprime in quest’ambito in modo assolutamente empirico. Esco da questa mostra con un confermato desiderio di agire, se l’uomo non è un pedone nella mano di un onnipotente giocatore di scacchi, allora lui è forse qualcosa di più importante: un essere su cui incombe una vera responsabilità – assumere il suo ruolo in una funzione universale.

Gloria Oddone Ebken, Pasqua Resurrezione 2008